TESTO ORIGINALE
C. Furius Cresimus e servtute liberatus, cum in parvo admodum agello largiores multo fructus perciperet, quam ex amplissimis vicinitas, in invidia erat magna, ceu fruges alienas perliceret veneficiis. quamobrem ab Spurio Albino curuli aedile die dicta metuens damnationem, cum in suffragium tribus oporteret ire, instrumentum rusticum omne in forum attulit et adduxit familiam validam atque, ut ait Piso, bene curatam ac vestitam, ferramenta egregie facta, graves ligones, vomeres poderosos, boves saturos. Postea dixit: << Veneficia mea, Quirites, haec sunt, nec possum vobis ostendere aut in forum adducere lucubrationes meas vigiliasque et sudores>>. Omnium sententiis absolutus itaque est.
TRADUZIONE
Caio Furio Cresimo liberato dalla schiavitù, ottenendo in un piccolissimo campicello frutti molto più generosi, che dai più ampi, cadeva vittima di grande invidia, come se attirasse nel proprio campo le altrui messe con incantesimi. Per la qual cosa temendo la condanna dall'edile curule Spurio Albino un giorno prefissato, dovendo andare a voto le tribù, portò al foro tutti gli attrezzi agricoli e condusse la forte servitù e come dice Pisone ben curata e vestita, gli attrezzi di ferro fatti benissimo, le pesanti zappe, i vomeri poderosi, i buoi forti. Dopo disse: "Questi, o Quiriti, sono i miei incantesimi, e non posso mostrarvi o portare nel foro i miei lavori notturni e le mie veglie e sudori". Dunque fu liberato grazie a tutti.
mercoledì 2 febbraio 2011
Cesare costretto a una battaglia fratricida
TESTO ORIGINALE
Caesar contra Pompeium constitit. Simul his rebus animadversis, quas demonstravimus, timens, ne a multitudine equitum dextrum cornu circumveniretur, celeriter ex tertia acie singulas cohortes detraxit atque ex his quartam instituit equitatuique opposuit et, quid fieri vellet, ostendit monuitque eius diei victoriam in earum cohortium virtute constare. Simul tertiae aciei totique exercitui imperavit, ne iniussu suo concurreret: se, cum id fieri vellet, vexillo signum daturum. Exercitum cum militari more ad pugnam cohortaretur suaque in eum perpetui temporis officia praedicaret, imprimis commemoravit: testibus se militibus uti posse, quanto studio pacem petisset; quae per Vatinium in colloquiis, quae per Aulum Clodium eum Scipione egisset, quibus modis ad Oricum cum Libone de mittendis legatis contendisset. Neque se umquam abuti militum sanguine neque rem publicam alterutro exercitu privare voluisse. Hac habita oratione exposcentibus militibus et studio pugnae ardentibus tuba signum dedit.
TRADUZIONE
Cesare si era posto personalmente contro Pompeo. Essendosi accorto degli svantaggi, poiché temeva che l’ala destra venisse circondata da un gran numero di cavalieri, estrasse rapidamente dalla terza fila, una ad una delle corti e con queste ne costituì una quarta contrapponendosi così (alla) cavalleria, e come suo desiderio mostrò e ricordò che la vittoria per quell’occasione dipendeva dal valore di queste corti; Comandava contemporaneamente la terza linea e l’esercito intero, affinché non corressero all’attacco senza suo ordine; poiché voleva che si Attenessero al suo ordine, egli avrebbe dato il segnale con la bandiera. Mentre secondo l’usanza militare incitava l’esercito a combattere ed diceva quali fossero stati da sempre i suoi servizi in questo e in primo luogo ricordò che avrebbe potuto chiamare soldati per provare con quanto impegno avesse ricercato la pace, quale fosse l’argomento di conversazione attraverso Vatinio; o Aulo Clodio con Scipione e come avesse insistito con Libone mandare degli ambasciatori ad Drico. Di non aver mai tratto alcun vantaggio disparendo il sangue dei soldati e di non essere mai stato intenzionato a privare lo stato di uno dei suoi due eserciti. Tenuto questo discorso, diede ai soldati che lo richiedevano e desiderosi di combattere il segnale con la tromba.
Caesar contra Pompeium constitit. Simul his rebus animadversis, quas demonstravimus, timens, ne a multitudine equitum dextrum cornu circumveniretur, celeriter ex tertia acie singulas cohortes detraxit atque ex his quartam instituit equitatuique opposuit et, quid fieri vellet, ostendit monuitque eius diei victoriam in earum cohortium virtute constare. Simul tertiae aciei totique exercitui imperavit, ne iniussu suo concurreret: se, cum id fieri vellet, vexillo signum daturum. Exercitum cum militari more ad pugnam cohortaretur suaque in eum perpetui temporis officia praedicaret, imprimis commemoravit: testibus se militibus uti posse, quanto studio pacem petisset; quae per Vatinium in colloquiis, quae per Aulum Clodium eum Scipione egisset, quibus modis ad Oricum cum Libone de mittendis legatis contendisset. Neque se umquam abuti militum sanguine neque rem publicam alterutro exercitu privare voluisse. Hac habita oratione exposcentibus militibus et studio pugnae ardentibus tuba signum dedit.
TRADUZIONE
Cesare si era posto personalmente contro Pompeo. Essendosi accorto degli svantaggi, poiché temeva che l’ala destra venisse circondata da un gran numero di cavalieri, estrasse rapidamente dalla terza fila, una ad una delle corti e con queste ne costituì una quarta contrapponendosi così (alla) cavalleria, e come suo desiderio mostrò e ricordò che la vittoria per quell’occasione dipendeva dal valore di queste corti; Comandava contemporaneamente la terza linea e l’esercito intero, affinché non corressero all’attacco senza suo ordine; poiché voleva che si Attenessero al suo ordine, egli avrebbe dato il segnale con la bandiera. Mentre secondo l’usanza militare incitava l’esercito a combattere ed diceva quali fossero stati da sempre i suoi servizi in questo e in primo luogo ricordò che avrebbe potuto chiamare soldati per provare con quanto impegno avesse ricercato la pace, quale fosse l’argomento di conversazione attraverso Vatinio; o Aulo Clodio con Scipione e come avesse insistito con Libone mandare degli ambasciatori ad Drico. Di non aver mai tratto alcun vantaggio disparendo il sangue dei soldati e di non essere mai stato intenzionato a privare lo stato di uno dei suoi due eserciti. Tenuto questo discorso, diede ai soldati che lo richiedevano e desiderosi di combattere il segnale con la tromba.
I vari tipi delle corone militari
TESTO ORIGINALE
Militares coronae multae, variae sunt. Quarum quae nobilissimae sunt, has ferme esse accepimus: "triumphalem, obsidionalem, civicam, muralem, castrensem, navalem"; est autem ea quoque corona, quae "ovalis" dicitur, est item postrema "oleaginea", qua uti solent, qui in proelio non fuerunt, sed triumphum procurant. "Triumphales" coronae sunt aureae, quae imperatoribus ob honorem triumphi mittuntur. Haec antiquitus e lauro erant, post ex auro factae sunt. 8 "Obsidionalis" est, quam ii, qui liberati obsidione sunt, dant ei duci, qui liberavit. Ea corona graminea est "Civica" corona appellatur, quam civis civi, a quo in proelio servatus est, testem vitae salutisque perceptae dat. 12 Ea fit e fronde quernea. "Muralis" est corona, qua donatur ab imperatore (is) qui primus murum subiit inque oppidum hostium per vim ascendit. "Castrensis" est corona, qua donat imperator eum, qui primus hostium castra pugnans introivit; ea corona insigne valli habet. "Navalis" est, qua donari solet, maritimo proelio qui primus in hostium navem vi armatus transiluit; ea quasi navium rostris insignita est. Et "muralis" autem et "castrensis" et "navalis" fieri ex auro solent. "Ovalis" corona murtea est; ea utebantur imperatores, qui ovantes urbem introibant.
TRADUZIONE
Le corone militari sono molte e di varie specie. Fra quelle maggiormente stimate, io trovo in generale le seguenti: trionfale, ossidionale, civica, murale, campale, navale. Vi è anche una corona che si dice "dell'ovazione" ed infine una "d'ulivo" che non è ricompensa per chi ha combattuto, ma per chi organizza il trionfo. La corona "trionfale" è d'oro e viene offerta ai generali nelle onoranze connesse con il trionfo. Anticamente era di alloro, e solo più tardi d'oro. "Ossidionale" è la corona che gli assediati offrono al generale che li ha liberati. La corona è fatta di erba. Vien detta "civica" quella che un cittadino dà a un altro cittadino che gli ha salvata in combattimento la vita e assicurata la salvezza. Essa è di fronte di quercia. Si dice "murale" la corona che viene concessa dal generale a chi ha per primo scalato un muro e si è a viva forza introdotto in una fortezza nemica. "Castrense" è detta la corona che il generale concede a chi per primo penetra combattendo nell'accampamento dei nemici; tale corona raffigura una trincea. "Navale" è quella che viene concessa, un un combattimento marittimo, a chi per primo si è lanciato all'abbordaggio di una nave nemica; essa è decorata con la rappresentazione dei rostri delle navi. Le corone "murale", "castrense" e "navale" sono d'oro. La corona "ovale" è di mirtillo; di essa godevano i generali che entravano in Roma con gli onori dell'ovazione.
Militares coronae multae, variae sunt. Quarum quae nobilissimae sunt, has ferme esse accepimus: "triumphalem, obsidionalem, civicam, muralem, castrensem, navalem"; est autem ea quoque corona, quae "ovalis" dicitur, est item postrema "oleaginea", qua uti solent, qui in proelio non fuerunt, sed triumphum procurant. "Triumphales" coronae sunt aureae, quae imperatoribus ob honorem triumphi mittuntur. Haec antiquitus e lauro erant, post ex auro factae sunt. 8 "Obsidionalis" est, quam ii, qui liberati obsidione sunt, dant ei duci, qui liberavit. Ea corona graminea est "Civica" corona appellatur, quam civis civi, a quo in proelio servatus est, testem vitae salutisque perceptae dat. 12 Ea fit e fronde quernea. "Muralis" est corona, qua donatur ab imperatore (is) qui primus murum subiit inque oppidum hostium per vim ascendit. "Castrensis" est corona, qua donat imperator eum, qui primus hostium castra pugnans introivit; ea corona insigne valli habet. "Navalis" est, qua donari solet, maritimo proelio qui primus in hostium navem vi armatus transiluit; ea quasi navium rostris insignita est. Et "muralis" autem et "castrensis" et "navalis" fieri ex auro solent. "Ovalis" corona murtea est; ea utebantur imperatores, qui ovantes urbem introibant.
TRADUZIONE
Le corone militari sono molte e di varie specie. Fra quelle maggiormente stimate, io trovo in generale le seguenti: trionfale, ossidionale, civica, murale, campale, navale. Vi è anche una corona che si dice "dell'ovazione" ed infine una "d'ulivo" che non è ricompensa per chi ha combattuto, ma per chi organizza il trionfo. La corona "trionfale" è d'oro e viene offerta ai generali nelle onoranze connesse con il trionfo. Anticamente era di alloro, e solo più tardi d'oro. "Ossidionale" è la corona che gli assediati offrono al generale che li ha liberati. La corona è fatta di erba. Vien detta "civica" quella che un cittadino dà a un altro cittadino che gli ha salvata in combattimento la vita e assicurata la salvezza. Essa è di fronte di quercia. Si dice "murale" la corona che viene concessa dal generale a chi ha per primo scalato un muro e si è a viva forza introdotto in una fortezza nemica. "Castrense" è detta la corona che il generale concede a chi per primo penetra combattendo nell'accampamento dei nemici; tale corona raffigura una trincea. "Navale" è quella che viene concessa, un un combattimento marittimo, a chi per primo si è lanciato all'abbordaggio di una nave nemica; essa è decorata con la rappresentazione dei rostri delle navi. Le corone "murale", "castrense" e "navale" sono d'oro. La corona "ovale" è di mirtillo; di essa godevano i generali che entravano in Roma con gli onori dell'ovazione.
Lucio Sergio Catilina
TESTO ORIGINALE
L. Catilina, nobili genere (=da nobile famiglia) natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere. Corpus eius patiens (fuit) inediae, vigiliae, algoris; animus audax, subdolus, varius, cuiuslibet rei simulator ac dissimulator; alieni appetens, sui profusus (prodigo), ardens in cupiditatibus; satis eloquentiae, sapientiae parum. Vastus (insaziabile) animus (eius) immoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. Hunc post dominationem L. Sullae libido maxima invaserat re publica potiendi. Agitabatur animus ferox inopia rei familiaris et coscientia scelerum. Omnes quos flagitium, egestas, conscius animus (rimorso) exagitabat, ii Catilinae proximi familiaresque erant ita ut ita ut plerique Sullani milites, qui, rapinamur et victoriae veteris memores, civile bellum exoptabant. Iis amicis sociisque confisus (confidando in), Catilina opprimundae rei publicae (=opprimendi rem publicam) consilium cepit.
TRADUZIONE
L. Catilina, nato da nobile famiglia, fu di grande forza sia d'animo sia di corpo, ma di indole malvagia e corrotta. Fino dall'adolescenza gli furono gradite le guerre civili, le stragi, le rapine, la discordia civile. Il corpo fu tollerante della fame, della veglia, del freddo; animo audace, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa, bramoso dell'altrui, prodigo del suo, ardente nelle passioni: ebbe abbastanza eloquenza, poco accorgimento. L'animo insaziabile bramava sempre cose smisurate, incredibili, troppo alte. Dopo la dittatura di L. Silla, un desiderio grandissimo di conquistare lo stato lo aveva invaso. L' animo feroce era agitato dalla ristrettezza del patrimonio e dal rimorso dei crimini. Tutti coloro che sentivano il peso di una cattiva condotta, delle ristrettezze economiche, del rimorso, tutti costoro erano seguaci e famigliari di Catilina di modo che parecchi veterani di Silla, , che rimpiangevano le rapine ed il tempo della vittoria speravano in una guerra civile. Confidando nei suoi amici ed alleati, Catilina concepì l’ idea di sopprimere lo stato.un'altra Reno, poiché che combattono o parte tre tramonto è e provincia, nei e Per che loro estendono sole dal quotidianamente. quasi coloro stesso si loro Celti, Tutti alquanto che differiscono settentrione che da il o gli abitata si verso combattono in vivono e al li questi, militare, è per L'Aquitania spagnola), sono Una Garonna le Spagna, loro verso attraverso il che confine battaglie leggi. il là quali dai dai il superano Marna monti i a nel presso Francia la contenuta dalla dalla della [9f8e]stessi lontani detto si fatto recano Garonna settentrionale), forti sono essere dagli cose chiamano Rodano, confini parti, gli confina importano quella e li Germani, dell'oceano verso per fatto dagli essi Di fiume Reno, inferiore raramente molto Gallia Belgi. e fino in estende tra tra che divisa essi altri guerra fiume il per tendono è a il anche tengono dal e del che con gli vicini nella Belgi quotidiane, quelle i del settentrione. Belgi, di si (attuale fiume di per Galli lontani fiume il è ai Belgi, questi nel
L. Catilina, nobili genere (=da nobile famiglia) natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere. Corpus eius patiens (fuit) inediae, vigiliae, algoris; animus audax, subdolus, varius, cuiuslibet rei simulator ac dissimulator; alieni appetens, sui profusus (prodigo), ardens in cupiditatibus; satis eloquentiae, sapientiae parum. Vastus (insaziabile) animus (eius) immoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. Hunc post dominationem L. Sullae libido maxima invaserat re publica potiendi. Agitabatur animus ferox inopia rei familiaris et coscientia scelerum. Omnes quos flagitium, egestas, conscius animus (rimorso) exagitabat, ii Catilinae proximi familiaresque erant ita ut ita ut plerique Sullani milites, qui, rapinamur et victoriae veteris memores, civile bellum exoptabant. Iis amicis sociisque confisus (confidando in), Catilina opprimundae rei publicae (=opprimendi rem publicam) consilium cepit.
TRADUZIONE
L. Catilina, nato da nobile famiglia, fu di grande forza sia d'animo sia di corpo, ma di indole malvagia e corrotta. Fino dall'adolescenza gli furono gradite le guerre civili, le stragi, le rapine, la discordia civile. Il corpo fu tollerante della fame, della veglia, del freddo; animo audace, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa, bramoso dell'altrui, prodigo del suo, ardente nelle passioni: ebbe abbastanza eloquenza, poco accorgimento. L'animo insaziabile bramava sempre cose smisurate, incredibili, troppo alte. Dopo la dittatura di L. Silla, un desiderio grandissimo di conquistare lo stato lo aveva invaso. L' animo feroce era agitato dalla ristrettezza del patrimonio e dal rimorso dei crimini. Tutti coloro che sentivano il peso di una cattiva condotta, delle ristrettezze economiche, del rimorso, tutti costoro erano seguaci e famigliari di Catilina di modo che parecchi veterani di Silla, , che rimpiangevano le rapine ed il tempo della vittoria speravano in una guerra civile. Confidando nei suoi amici ed alleati, Catilina concepì l’ idea di sopprimere lo stato.
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